domenica 18 ottobre 2015

The Hidden Giants

"The results from science can be tested, repeated and used by others. Successful science works; when the model doesn't work, scientists begin anew to find one that does. Over and over they repeat their attempts until something, even if only the smallest something, works. Small something by small something, the rewards from science accumulate and grow into ever more useful solutions for human problems. [...] Given the same opportunities, there is no reason for men and women to differ in the results of their scholarship."
 S. Howard

Leggendo questo studio una domanda sorge spontanea più di altre. Non è forse venuto il momento di smetterla di avere due storie parallele, la storia dei libri più diffusi e la storia di nicchia delle studiose di professione?
Mi spiego meglio; in qualsiasi libro di storia, ancora oggi, il contributo femminile passa talmente in secondo piano che per avere una visione più completa della realtà occorre cercare monografie specifiche che, nella maggior parte dei casi, trattano a loro volta solo di donne. Il risultato è che, a seconda del filone seguito, si avrà l'impressione che le maggiori scoperte appartengano all'una o all'altra metà dell'umanità.
L'interesse di questo libro, in ogni caso, è almeno duplice.
Innanzitutto mantiene vivo il ricordo della difficoltà di tutte le nostre ave - e di buona parte delle nostre contemporanee - ad avere accesso all'istruzione superiore e ad avere la possibilità di seguire le proprie vere inclinazioni. E' incredibile pensare a tutti i contributi persi e gli intelletti sprecati, nonché all'infelicità delle singole persone, a causa dell'ottusità della razza umana. 
In secondo luogo, restituisce un vivido affresco delle (non così poche) donne che invece ce l'hanno fatta, in oltre 3 millenni di storia e grazie alla loro passione e determinazione, a garantire il proprio contributo alla continua evoluzione scientifica.
Il libro è una sorta di florilegio di nomi, vite e scoperte in cui, ancor più che la fatica, ci resta addosso l'incredibile passione per le scienze che ha portato queste nostre "colleghe" di altri tempi ad andare oltre le convinzioni sociali e scientifiche di ogni epoca.

"The love of the subject, I think, it's extremely important, not just the curiosity but the love of it. And then off course the curiosity and the trying to satisfy it."
 
Una lettura da consigliare a coloro che ancora stanno scegliendo quale percorso di studi intraprendere e anche, perché no, a tutte noi che qualche percorso lo abbiamo già intrapreso ma che manteniamo intatta la nostra curiosità e sete di conoscenza.

E come l'autrice stessa riporta,
"No longer are we 'women astronomers' but simply 'astronomers', no longer are we 'women scientists' but simply 'scientists'".

E' quindi davvero giunto il momento di inserire le nostre donne del passato nelle storie presenti e nelle speranze future.

"Our hidden giants are no longer hidden".


sabato 19 settembre 2015

Cybersexism. Ovvero non c'è pace - ma c'è speranza - anche sul web

"But we have a brave new world, which looks far too much like the cruel old world. It doesn't have to be that way. Women, girls and everyone who believes that the future of human society should include women and girls as active agents are conspiring to reclaim the internet for all of us."

Devo ammettere che prima di leggere questo libro non mi ero mai soffermata a pensare quanto e in che modo anche sul web si siano riprodotte le dinamiche sessiste del "meat-world". E dai tempi delle letture di Donna Haraway, qualche anno fa, avevo anche smesso di riflettere sul grado di realtà attribuibile alle affermazioni, relazioni e scambi che avvengono in rete.
Laurie Penny, che invece sul web ci vive molto più intensamente di me, scoperchia un’insolita visione del mondo geek come fondamentalmente dominato da giovani maschi bianchi della middle class (ma che novità), che seguendo uno dei nuovi miti di fondazione del XXI secolo passano dall'essere incompresi e sfigazzi alle medie, senza possibilità alcuna che la ragazza amata e fighissima si innamori di loro, a nuovi imprenditori di start-up di super-successo e yuppie post-moderni che scalano le vette social(i) di google o amazon, vincendo le attenzioni di ragazze ancora più belle, e ricreando sul web retoriche anti-femministe. La dimostrazione sotto i nostri occhi è che i canali utilizzati da donne, per dibattiti e informazione, vengono troppo spesso riempiti di commenti sessisti e attacchi violentemente personali, coperti dall'anonimato che la rete garantisce.
A metà del libro, i pensieri conditi dall'esperienza diretta di Laurie Penny, hanno alzato cupamente il livello della mia consapevolezza. Che fatica da fare anche sul web, per far comprendere a tutti che

"The freedom of speech does not include the freedom to abuse and silence others with impunity".

Che fatica per noi donne e ragazze, che vorremmo appropriarci di concetti e identità come geek e nerd, riuscire a farlo senza sciocche retoriche di camicie a quadri.
Continuavo a leggere e trovavo questi nuovi spunti interessanti ma, ancora una volta, anche la rete che per me era simbolo di libertà, mi ridiveniva terreno di lotta politica e sociale...
Quasi senza accorgermene però, il lume della speranza ricominciava a brillare e, nella seconda parte del libro, mi sono trovata ad arrivare alla stessa conclusione di sempre (alla quale infatti giunge anche Penny) che il mondo geek in questo caso possa essere sia il problema che la soluzione.

"Boys grow up believing they are the hero of their own story, girls have to learn - suona familiare no? - not to see themselves as a supporting character in someone else's saga".

Fortunatamente però

"[…]the internet lets you choose your own adventure. Systems can be rewritten. Protocols updated. [...]There's time to turn it round. The gender revolution and the digital revolution are happening together, and they scare the same people for the right reasons."

E, ancora una volta, la scelta è nelle mani di tutt* noi:

"The system adapts, and we can rewrite it so it works better - or we can make it a playroom for the prejudices of the past. It's up to us".

E quindi anche io, nel mio piccolo, decido di ricominciare a mettere in rete qualche consiglio di lettura. E questo breve ma intenso libro ne fa sicuramente parte.

venerdì 14 giugno 2013

No matter where you hide, they will always find you.


"I know you are reading this poem
late, before leaving your office
of the one intense yellow lamp-spot and the darkening window
in the lassitude of a building faded to quiet
long after rush-hour.  


I know you are reading this poem
standing up in a bookstore far from the ocean
on a gray day of early spring, faint flakes driven
across the plain’s enormous spaces around you. 


I know you are reading this poem
in a room where too much has happened for you to bear
where the bedclothes lie in stagnant coils on the bed
and the open valise speaks of flight
but you cannot leave yet. 


I know you are reading this poem
as the underground train loses momentum and before running
up the stairs
toward a new kind of love
your life has never allowed.


I know you are reading this poem by the light
of the television screen where soundless images jerk and slide
while you wait for the newscast from the Intifada.

I know you are reading this poem in a waiting-room
of eyes met and unmeeting, of identity with strangers.


I know you are reading this poem by fluorescent light
in the boredom and fatigue of the young who are counted out,
count themselves out, at too early an age. 


I know you are reading this poem through your failing sight, the thick
lens enlarging these letters beyond all meaning yet you read on
because even the alphabet is precious.
 

I know you are reading this poem as you pace beside the stove
warming milk, a crying child on your shoulder, a book in your
hand
because life is short and you too are thirsty.
 

I know you are reading this poem which is not your language
guessing at some words while others keep you reading
and I want to know which words they are.
 

I know you are reading this poem listening for something, torn
between bitterness and hope
turning back once again to the task you cannot refuse.
 

I know you are reading this poem because there is nothing else
left to read
there where you have landed, stripped as you are".



Adrienne Rich, "Dedications", from An Atlas of the Difficult World, 1991

giovedì 5 luglio 2012

Racconta, Modesta, racconta...


Quando persone che non hanno assolutamente niente in comune vi parlano dello stesso libro con la medesima luce negli occhi, potete con una certa sicurezza affermare di trovarvi di fronte a un capolavoro e l'Arte della gioia, immensa opera postuma di Goliarda Sapienza, lo conferma. 
Ci sono mille aspetti che varrebbe la pena di sottolineare ma quelli più rilevanti credo siano essenzialmente tre.
La celebrazione di una vita vissuta con coraggio, passione e intelligenza. Tanta, tantissima intelligenza fin dai primi anni. "Imparai a leggere i libri in altro modo. Man mano che incontravo una certa parola, un certo aggettivo, li tiravo fuori dal loro contesto e li analizzavo per vedere se si potevano usare nel mio contesto". (p. 135) Che non la abbandona mai e che mai fa abbandonare a chi ha la fortuna di circondarla: "Ma tu, tu hai pane e libri, e non puoi avere scusanti". (p.379)
La descrizione minuziosa e familiare dei numerosi personaggi, tra i quali non di uno si riesce a dubitare.
-"Ho paura Carmine!
-Non è paura Modesta, sonno hai?
-Perché il sonno da paura? 
-E certo, la mancanza di sonno e di pane dà freddo e anche stranezze ca paura possono sembrare. Il corpo fiaccato non fa barriera ai brutti ricordi, e ai fantasmi della mente si abbandona. Dormi ora, e vedrai che domani mattina non avrai ricordo". (p.205) E ancora: "Rinasce Modesta partorita dal suo corpo, sradicata da quella di prima che tutto voleva, e il dubbio di sé e degli altri non sapeva sostenere. Rinasce nella coscienza d'essere sola. E giorno per giorno, ora per ora, accetta il ritorno di Beatrice dal suo lungo viaggio attraverso la follia." (p. 264)
E la carnale, inebriante e straziante accoglienza dei corpi, quello di Modesta innanzitutto, che ci lascia nude in balia di noi stesse. 
Sempre più bella nella sua morte apparente [Joyce] gira per casa, spia i visi gelosa, fa i capricci. Ma noi dell'isola sappiamo come convivere coi morti, quietarli se conviene, ma non credere mai quando dicono: "Eravamo così felici, Modesta, cosa è accaduto?"
E' accaduto che non ti accontentavi di niente inseguendo un tuo sogno di perfezione, e ora giaci sepolta tre metri sotto la terra del mio giardino e vorresti tornare a ieri. Ma per chi vive, ieri è solo servito come concime per questo oggi nuovo, tangibile, pieno di sole. Ho dentro tutto quel sole e intorno al collo, fra i capelli, le carezze di Jacopo. (p.401)
Da lettrice sono nata, cresciuta e invecchiata insieme a Modesta. Ho amato figli non solo miei e uomini e donne con cui ho condiviso la vita materiale e spirituale. Ho sofferto e goduto di incontri e discorsi, di viaggi e scoperte, di delusioni e malattie. Ho superato addii e ritorni e attraversato un secolo di storia, della nostra storia, accanto e per tramite di una donna straordinaria, che anche a libro finito mi continuerà a parlare.

- Dormi Modesta?
- No.
- Pensi?
- Si.
- Racconta Modesta, racconta. (p.511)
 P.s. L'incontro con Nina varrebbe da solo l'intero romanzo, ma non vorrei anticiparvi troppo...Buona lettura.

mercoledì 16 maggio 2012

Torches of freedom

Il cammino verso l'emancipazione, care le mie donne e cari i miei uomini, è tortuoso e accidentato, soprattutto quando il mercato si mette di mezzo.
Dalla notte dei tempi infatti tutto l'accesso ai simboli sociali del potere è (stato) in mano agli uomini e il fumo ne ha sempre fatto parte, rimanendo per le donne un tabù fino al 1800. La prima donna a farsi fotografare con una sigaretta in mano lo fece come atto di aperta ribellione nel 1851 e ancora nel 1908 a New York una donna venne arrestata per aver fumato una sigaretta in pubblico. Dunque all'inizio del XX secolo il fumo divenne per i primi movimenti femministi americani uno dei simboli di ribellione al potere maschile e di affermazione sociale della propria libertà. 
A quel punto le compagnie del tabacco fiutarono l'affare e a dispetto delle autorità proibizioniste o forse in accordo con quelle, cavalcarono l'onda organizzando imponenti campagne pubblicitarie dalla metà degli anni '20 in poi, invitando la "donna emancipata" a fumare e sfruttando lo slogan femminista che identificava nelle sigarette le nuove "Torches of Freedom". 
Negli anni '40 Philip Morris organizzò corsi per insegnare alle donne come fumare correttamente, affinché non venissero ridicolizzate dai fumatori uomini e negli anni '80 vennero inventate appositamente per il mercato femminile le sigarette sottili. Con la caduta del muro di Berlino le pubblicità poté allargarsi alle donne dei paesi dell'est invitandole ad assimilarsi alle loro "emancipate" cugine dell'ovest...
Risultato: dal 1957 al 2000 nella sola Italia la percentuale di uomini che fumano è scesa dal 65% al 28% e quella delle donne è salita dal 6% al 22% peraltro non implicando con questa ascesa un'altrettanta partecipazione al "potere".
Tutta questa storia mi lascia un po' di stucco: non voglio sostenere lo slogan opposto "nice girls don't smoke" che anzi è l'ennesimo ottimo mezzo propagandistico per farci fumare...quello che mi lascia basita è accorgermi di quanto il mercato abbia capito che sull'emancipazione si guadagna e quanto già lo abbia fatto sulla pelle degli altri.  In questo caso delle altre.
La storia non si cambia ma si impara e il futuro è ancora tutto da scrivere!
Keep on walking...troveremo altre torches of freedom più consapevolmente...
Per chi fosse curioso/a delle fonti: Luigi Bisalti @ Comune di Milano - Donne e qualità della vita; pubblicheranno le slides a breve.

giovedì 26 aprile 2012

Leggetelo.

Ci sono libri che andrebbero letti soltanto per il titolo che hanno.
Una parte di essi mantiene le promesse anche nel contenuto.
Pochi superano le aspettative e diventano un tutt'uno con il loro frontespizio.
Avrei voluto pubblicare questo post il 25 aprile perché questo libro è una vera e propria celebrazione di una liberazione. Ma, credetemi, ieri sera continuavo a sfogliarlo e non riuscivo e decidere quale citazione riportare perché ogni frase estrapolata dal suo contesto mi pareva perdere lucentezza e significato.

Questa mattina ho deciso di riassumere il concetto con una sola parola: leggetelo.
Amiche/i, se almeno una volta nella vita vi siete posti questa domanda, indipendentemente dalla risposta che avete o no trovato, semplicemente leggetelo. Un abbraccio!

mercoledì 11 aprile 2012

Il futuro dell'Europa, il Nostro futuro


"Il 2010 deve segnare un nuovo inizio. Voglio che l'Europa esca rafforzata dalla crisi economica e finanziaria".
Così comincia la premessa di José Manuel Barroso, presidente della Commissione Europea, alla Strategia 2020, "per una crescita intelligente, sostenibile, inclusiva".
"La crisi è un campanello d'allarme, il momento in cui ci si rende conto che mantenere lo status quo ci condannerebbe a un graduale declino [...]. La nostra priorità a breve termine è superare con successo la crisi. Sarà ancora dura ma ce la faremo [...]. Per conseguire un futuro sostenibile, dobbiamo sin d'ora guardare oltre il breve termine. L'Europa deve ritrovare la strada giusta e non deve più perderla. E' questo l'obiettivo della strategia Europa 2020: più posti di lavoro e una vita migliore [...]. L'Europa presenta molti punti di forza [...]. Dobbiamo avere fiducia nella nostra capacità di stabilire un programma ambizioso per noi stessi e adeguare gli sforzi per realizzarlo". 
Ora vi propongo un gioco; provate a rileggere questi estratti sostituendo al nome "Europa" il vostro nome. Suono altrettanto bene non trovate?
In effetti mi paiono concetti che ognuno di noi potrebbe far propri, applicandoli in piccolissima scala anche alla propria speciale esistenza...chissà che in qualche modo anche questi singoli sforzi contribuiscano a "trasformare i nostri obiettivi in realtà"?
Buona mezza settimana a tutte/i!

lunedì 2 aprile 2012

Il principio della maionese

"Ed è solo quando ho iniziato ad accettarmi per quella che sono, con le mie debolezze e le mie imperfezioni, che ho potuto cominciare finalmente a vivere. A essere oggi fra la gente. Posso assicurarvi che è proprio 'grazie' alle mie ferite - che sono sempre là e non guariranno mai, e con cui dovrò sempre 'fare i conti' - che posso darvi alcune piste di riflessione filosofica riguardo appunto alla questione: cosa fare delle nostre ferite". (p.16)
Io credo che siano i libri a trovarci, escogitando dei piani accurati e perfetti. Facendo in modo che una persona che stimiamo ci nomini un'autrice, che qualche mese dopo ci si trovi in un'altra città dove un'altra persona ci indica una libreria che non possiamo perdere e che una terza persona disdica un appuntamento donandoci la possibilità di entrare. Che si faccia incetta di vari titoli ma che non si riesca ad andarsene fino a quando, al terzo giro, l'occhio cade finalmente sul libro che ci stava aspettando, naturalmente uscito proprio pochi giorni prima.
Quando questo succede, non ci si meravigli che ogni pagina sembri scritta esattamente per noi in quel momento: l'unica cosa che possiamo fare è predisporci pazientemente all'ascolto.
"Imparare a convivere con l'alterità che ci portiamo dentro non è facile per nessuno" (p.42) ci dice Michela Marzano; "la sensazione di non essere adatti ce la portiamo dentro tutti...e non passa mai..." (p.53) ma d'altra parte "è meglio rischiare di essere traditi che perdere la possibilità di aprirsi agli altri chiudendoci in una sterile solitudine" (p.24).
Se qualcosa di simile vi frulla in testa e sotto la pelle, lasciatevi trovare da questo prezioso libro, amiche e amici, e soprattutto ribelliamoci ancora una volta a chi ci vuole convincere che conformarsi alle aspettative altrui sia il minore dei mali, in base a un perverso "principio della maionese: se si impazzisce significa che non avete seguito la ricetta alla lettera" (p.44).
Non so voi, ma sapendo che tutto sommato si sopravvive, preferisco sforzarmi a correre il rischio!
Buona settimana a tutte/i!

domenica 25 marzo 2012

Stupore e tremori

J'explorais des catégories grammaticales en mutation: "Et si Adam Johnson devenait le verbe, dimanche prochain le sujet, jouer au golf le complément d'objet et monsieur Saito l'adverbe? Dimanche prochain accepte avec joie de venir Adamjohnsoner un jouer au golf monsieurSaitoment. Et pan dans l'oeil d'Aristote!" (p. 12)

Recenti statistiche rilevano che il 57% di donne e uomini europei sotto i 35 anni vorrebbero cambiare lavoro. In questa assolata domenica di primavera consiglio a noi tutti là dentro e fuori la lettura di "Stupeur et tremblements" (ed. it. Guanda) di Amélie Nothomb, un ottimo viatico per tener duro fino a che si riesce ed eventualmente lasciare la propria occupazione verso nuove avventure, con sana nostalgia ma senza rimpianti.
Seguire la protagonista durante l'anno di lavoro alla potente azienda giapponese Yumimoto, al termine del quale arriverà ad essere retrocessa fino a sorvegliante dei bagni, vi farà ridere anche delle vostre disgrazie quotidiane e in fondo al cuore ringrazierete di non avere come capi il laido Omochi che vi urla in faccia le peggio cose nonostante i vostri sforzi o il perfido Saito al quale non andrà mai bene nulla di quello che fate o non fate, nonostante per lui siate disposte/i a mettere in discussione certezze che vi accompagnano dalle elementari, come le categorie grammaticali! A seconda del vostro carattere e della vostra situazione al lavoro più o meno disastrosa, proverete sentimenti contrastanti nei confronti dell'irreprensibile Mori Fubuki, diretta superiore della nostra eroina, causa più o meno diretta di tutte le sue disgrazie. Scrittura irresistibile, con un occhio sempre attento a cogliere i particolari più grotteschi della vita e a farci sbirciare la realtà giapponese con tutte le sue particolarità che da "bianca" mi sentirei di definire lontane follie, come la condizione in cui lavorano e vivono le donne nelle imprese e nella società nipponica: "ici commence l'interminable thèorie de tes devoirs stériles. Tu devras etre irréprochable, pour cette seule raison que c'est la moindre des choses. Etre irreprochable ne te rapportera rien d'autre que d'etre irréprochable, ce qui n'est ni une fierté ni encore moins une volupté". (p. 95)
Mi correggo...sono effettivamente follie ma forse non così lontane...
Buona lettura e buon lavoro a tutte/i!